Era il 1921 quando Ernest Beaux creò il miglior profumo femminile della storia su incarico di un genio assoluto come Coco Chanel: in una fredda notte artica la leggenda vuole che nacque Chanel n°5 che da poco tempo ha trovato una nuova immagine sul mercato col lancio dell eau de toilette Chanel N°5 Eau de Parfum Red Edition,del gruppo floreale aldeidato riprendendo proprio le aldeidi che hanno rappresentato la leggendaria innovazione di Chanel N°5 nel mondo della profumeria, un gruppo di prodotti chimici con odore pungente, da dosare assolutamente in tracce nel magico mondo della profumeria come è stato fatto divinamente da Ernest Beaux nella sua creazione.
Nella parte di testa di questo riuscito flanker si possono osservare oltre alle aldeidi, le note di Neroli, l’olio essenziale che si ricava dai fiori d’arancio in grado di donare equilibrio e compostezza alla profumazione, insieme all’ylang ylang, un misterioso e magnetico fiore proveniente dal Madagascar che proprio nella versione originale di Chanel N°5 ha trovato il suo primo impiego in profumeria, riuscendo a raggiungere livelli estremi di resa nel mondo degli edt.
La parte fruttata della creazione è legata alla presenza della pesca che si twista in maniera equilibrata con le delicate note di bergamotto, il più femminile degli agrumi e quello in grado di accordarsi meglio alle note fiorite in un contesto come quello della profumeria femminile, preparando le narici al corpo della composizione ricco e opulento come nella tradizione di Chanel N°5 dove un bouquet floreale di gelsomino e rosa porta a sublimazione un universo di fiori bianchi ben rappresentato dal mughetto e dall’iris.
Il fondo del profumo è dolce e sensuale come nella tradizione di Chanel N°5 con le note legnose di patchouly e sandalo che ben si accompagnano alla vaniglia, irrinunciabile elemento della maggior parte dei profumi femminili e in grado di far rendere in maniera speciale anche un elemento di spicco della profumeria maschile come il legno vetiver, nella sua versione più dark e fumèe, quella del Vetiver Haiti.