Testare le sostanze attive dei cosmetici su un aggregato microcellulare di cellule cutanee in 3D è un’alternativa ai test in vitro più comuni già presa in considerazione dal mondo della scienza, ma ora un team canadese propone un avanzamento: un modello microfluidico basato su uno sferoide dermico che sia affidabile.
Lo studio, pubblicato su “Lab on a chip”, presenta le fasi dello sviluppo del modello, partendo dalla crescita degli sferoidi di fibroblasti cutanei in idrogel biomimetico sotto condizioni fisiologiche. Una volta conclusa la fase di formazione, l’organoide è stato usato per valutare gli effetti della vitamina C sulla sintesi di collagene di tipo 1 e di fibronectina. La simulazione computazionale ha permesso di vedere che l’uptake di vitamina C da parte della cute è dominato da un flusso di avvezione. Secondo gli autori, queste verifiche dimostrano che il modello cutaneo può essere utilizzato come base per test in vitro.
Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Chimica, dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale, dal Dipartimento di Ingegneria Chimica e Chimica Applicata e dall’Istituto di Ingegneria Biomedica dell’Università di Toronto con la collaborazione della BASF.
Zhengkun Chen et al. Microfluidic arrays of dermal spheroids: a screening platform for active ingredients of skincare products. Lab on a chip – Advanced Article. https://doi.org/10.1039/D1LC00619C