L’interesse per le emulsioni Pickering è connesso alla possibilità di sostituire gli emulsionanti convenzionali con particelle solide. Per saggiare la capacità delle particelle solide di stabilizzare l’interfaccia di due liquidi non miscibili, in letteratura è stato descritto un numero consistente di particelle solide dalle caratteristiche diverse, quali chitosano, ciclodestrina, amido, ossidi di ferro, biossido di titanio, silice.
Mettere in discussione la correlazione tra uso di particelle solide e peculiarità microscopiche e macroscopiche delle emulsioni è fondamentale. La stabilizzazione dell’interfaccia olio/acqua da parte delle particelle da sole o combinate con un tensioattivo classico, rispetto ad un sistema convenzionale, modifica infatti l’organizzazione dell’emulsione, impattando sulla texture. Questo influisce fortemente sulle caratteristiche di diffusione del sistema, evidenziando l’interdipendenza tra l’impiego di ossidi metallici e le proprietà applicative delle emulsioni che li contengono. La consistenza è essenziale per garantire facilità di applicazione e un’adeguata distribuzione del prodotto sulla pelle.
Emulsioni a confronto: lo studio
Diverse in termini di composizione dall’emulsione classica, le emulsioni Pickering dovrebbero formare un film residuo con proprietà originali. Il presente lavoro, pubblicato sull’International Journal of Pharmaceutics, prende in esame le interazioni tra le emulsioni Pickering e la pelle umana una volta applicate rispetto a quelle convenzionali, valutando le proprietà del film residuo e apportando così preziose informazioni nel campo delle formulazioni topiche.
Nello specifico, sono stati utilizzati tre tipi di particelle solide: biossido di titanio, ossido di zinco e biossido di silicio. Tutti e tre sono in grado di stabilizzare l’interfaccia olio/acqua e di formare, quindi, sistemi totalmente emulsionati.
Per creare un’emulsione di riferimento, è stato impiegato un tensioattivo classico come eccipiente. Sono stati analizzati anche sistemi complementari contenenti sia particelle che l’emulsionante. È stato, dunque, impiegato un approccio combinato tra analisi fisico-chimica e biometrologica in vivo.
Le conclusioni
Le emulsioni Pickering stabilizzate dagli ossidi metallici sono risultate differenti dall’emulsione di riferimento in termini di dimensioni, organizzazione delle goccioline, comportamento reologico e texture.
Questo ha determinato, di conseguenza, un impatto sulle proprietà del film residuo in seguito all’applicazione cutanea. Le emulsioni stabilizzate dalle particelle hanno formato un film idrofobico in contrasto con gli eccipienti convenzionali.
Il parametro Friction (o ruvidità) del film, inoltre, si è rivelato direttamente collegato alla quantità di particelle utilizzate nella formulazione e alla loro percezione sulla superficie della pelle.
È stato, infine, riscontrato che l’uso delle particelle offusca l’effetto lucido della fase oleosa e che l’aspetto del film residuo risente del tipo di particella.
Daria Terescenco, Geraldine Savary, Celine Picard, Nicolas Hucher, Topical pickering emulsion versus classical excipients: A study of the residual film on the human skin, International Journal of Pharmaceutics, Volume 657, 2024, 124130, ISSN 0378-5173, https://doi.org/10.1016/j.ijpharm.2024.124130