«È impossibile pensare oggi di competere senza un programma di sviluppo sostenibile» è la considerazione con cui Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia, saluta i primi risultati dell’Osservatorio sulla sostenibilità del settore cosmetico, presentato in Bocconi il 27 settembre, nell’ambito della Milano Beauty Week 2024.

Il progetto, frutto della collaborazione tra il GEO – Osservatorio Green Economy dell’Università Bocconi e Cosmetica Italia e che si avvale della collaborazione con Ergo, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, intende dare continuità al percorso intrapreso dal settore cosmetico verso la transizione ecologica.

L’Osservatorio, che Cosmetica Italia considera un tassello cruciale della strategia con cui intende sviluppare la cultura della sostenibilità delle imprese italiane del beauty, si ripropone due obiettivi: da un lato misurare e rendicontare le performance ambientali, sociali ed economiche del settore, offrendo una panoramica chiara e trasparente del livello di sostenibilità raggiunto dalle aziende cosmetiche italiane; dall’altro comunicare le buone pratiche già sviluppate negli anni dalle imprese, al fine di diffonderle e incoraggiarne l’adozione su ampia scala.

L’industria in cammino

È l’istantanea di un settore che si sta impegnando nel ridurre la propria impronta ecologica, quella fotografata dalla prima edizione del report dell’Osservatorio, che raccoglie dalle imprese informazioni qualitative e quantitative secondo la metodologia definita in ambito GRI (Global Reporting Initiative).

Fabio Iraldo, ordinario di Management presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e direttore del GEO Bocconi, sottolinea alcuni punti di forza del lavoro delle imprese cosmetiche. Gli sforzi sono rivolti all’efficientamento degli impianti produttivi, al ricorso alla energie rinnovabili (71%) di cui l’11% da autoproduzione, alla gestione virtuosa del ciclo dell’acqua, alla gestione dei rifiuti, con un 35% delle imprese che hanno adottato una strategia di gestione e riduzione.

Ma i produttori stanno anche lavorando al miglioramento delle performance ambientali del prodotto, adottando logiche di ecodesign, sia nell’approccio alle materie prime, sia nel packaging. Quest’ultimo, sta recependo la sfida della riduzione della plastica, implementando azioni volte ad aumentare la riciclabilità e anche attraverso il ricorso al riciclato, che pesa per l’11%.

Buone pratiche che dovranno crescere e diffondersi, insieme all’adozione di metodi di LCA per la valutazione, attualmente diffusi per un 25% dei casi, mentre il report di sostenibilità è redatto dal 53% delle imprese.

Domanda di sostenibilità

L’impegno del comparto cosmetico italiano si inserisce nel più vasto programma europeo di Cosmetics Europe, che recepisce la spinta normativa del legislatore dell’Unione Europea supportando l’adozione di pratiche sostenibili attraverso la produzione di linee guida rivolte alle imprese.

«Le best practice rappresentano una leva importante di ispirazione: guardare alle iniziative di altre imprese per comprendere quali sono applicabili alla propria realtà, un meccanismo che nel settore cosmetico ha funzionato e che l’Osservatorio intende alimentare – ha dichiarato Iraldo –. Gli stakeholder stanno innalzando la pressione sul tema della sostenibilità. Lo sta facendo lo stakeholder istituzionale: oggi il legislatore non ha solo il ruolo incisivo di imporre la regolamentazione, ma vuole anche ispirare le azioni degli attori economici. E molte aziende rispondono in tal senso, adottando le indicazioni normative come ispirazione per agire in anticipo. Questo è un tema molto interessante, una importante prospettiva per affrontare il futuro».