«L’annuncio delle nuove politiche protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump ha sollevato preoccupazioni nel sistema industriale italiano ed europeo». È questo quanto Cosmetica Italia ha osservato in una nota a commento del temuto varo dei dazi che potrebbero mettere a repentaglio il buon andamento delle relazioni fra l’industria cosmetica italiana e gli Stati Uniti.

Già, perché proprio gli Usa sono per i player della cosmesi tricolore «il principale partner commerciale», visto che il valore delle esportazioni al di là dell’Atlantico supera quota 1,1 miliardi di euro su un totale di 7,9 miliardi (pari al 48% della produzione nazionale).

Non solo. Fra il 2023 e il 2024 le vendite agli Stati Uniti sono aumentate del 19,3% e dal 2014 allo scorso anno il relativo business è più che raddoppiato, passando da 3,3 a poco meno di 8 miliardi. Undici anni or sono il loro peso rispetto al totale dell’export di made in Italy era del 7,5%; del 14,5% al termine del 2024.

Make-up, not war

In un’intervista pubblicata il 7 aprile sul sito de Il Sole 24 Ore il presidente di Cosmetica Italia, Benedetto Lavino, non s’è soffermato solamente sul tema delle tariffe doganali imposte all’ingresso dei beni italiani negli States, parlando invece anche degli effetti delle contromosse da parte dell’Ue.

La filiera rischia di essere «impattata rispetto a misure di limitazione bilaterale della politica degli scambi» e per questo monta secondo Lavino il timore di «un’escalation verso una guerra commerciale» fra Washington e l’Europa.

E ancora: se i produttori d’Oltreoceano lamentano le tante incertezze e lungaggini burocratiche e normative che ostacolano le loro attività sul suolo del vecchio continente, a questo punto le imprese dell’Unione vedrebbero le difficoltà moltiplicarsi.

Poiché da un lato dovrebbero continuare a far fronte ai tanti vincoli che (transizione verde inclusa) le zavorrano qui; dall’altro si troverebbero di fronte a ostacoli inediti sul versante del commercio internazionale. È inevitabile per il presidente ritenere che non sia questa «la strada da percorrere».

Vince l’internazionalizzazione

L’auspicio è che si continui a promuovere «la cooperazione reciproca», anche perché dalla guerra delle tariffe nessuno ha realmente da guadagnare e men che meno i consumatori statunitensi.

Fonti della stampa verticale internazionale hanno osservato che i sovraccosti a loro carico sui prodotti per lo skincare o il make-up d’importazione potrebbero essere compresi fra il 10 e il 60%.

Per tacere poi di quel packaging che dei cosmetici rappresenta una porzione sempre più importante del valore. Molte case nordamericane se ne riforniscono da vendor cinesi e sulla Cina grava un dazio del 34% allo stato attuale.

Chi può per ora seguitare a dormire sonni relativamente è chi gestisce dei siti produttivi di proprietà sul territorio degli Stati Uniti. È questo il caso, nuovamente riportato da Il Sole 24 Ore, del terzista lombardo Intercos, che per bocca del ceo Renato Semerari s’è detto disposto ad accrescere la capacità e i volumi produttivi in loco, qualora ve ne fosse il bisogno.

A un “atlantic crossing” sta pensando dal canto suo il colosso dei cosmetici naturali e dell’omeopatia Weleda, proprio con lo scopo di aggirare le barriere imposte dall’inquilino della Casa Bianca.

Di tutt’altro parere s’è detto, dialogando con il quotidiano di Confindustria, il presidente di Davines, Davide Bollati. Per la multinazionale degli articoli professionali, gli Usa valgono il 30% del fatturato annuo ma anche a fronte di dazi al 20% produrre in Italia sembra tuttora più conveniente.

La cosmetica è «un’industria che fa bene al Paese»: non si tratta soltanto di un claim particolarmente azzeccato, ma di un simbolo che rappresenta una filiera industriale che innova, eccelle ed esporta l’italianità sui mercati internazionali alla pari di altri settori pilastro del Made in Italy quali l’agroalimentare, il design, il farmaceutico.

I numeri ci aiutano a pesare quanto il nostro impatto economico e sociale sia rilevante per il Paese e come questo si moltiplichi nell’espiazione a livello internazionale.

Nel 2024, il settore cosmetico italiano ha registrato un fatturato superiore a 16,5 miliardi di euro, consolidandosi come uno dei principali motori dell’economia nazionale, con una crescita del 9,1% rispetto al 2023.

Un dato altrettanto rilevante riguarda l’impatto occupazionale, con il settore cosmetico che coinvolge ben 400.000 addetti lungo tutta la filiera, delle materie prime fino alla distribuzione, creando un significativo effetto moltiplicatore sull’economia.

L’industria cosmetica italiana è un modello di eccellenza del Made in Italy, riuscendo a mantenere una posizione di leadership globale. Con il quarto posto a livello mondiale per valore delle esportazioni e il secondo in Europa, il settore si afferma come uno dei più competitivi dell’economia nazionale. Tra i principali mercati di destinazione, gli Stati Uniti si confermano il principale partner, con un valore delle esportazioni pari a 1,1 miliardi di euro.

Un altro dato cruciale riguarda l’impatto sulla bilancia commerciale, che ha toccato un valore record di 4,7 miliardi di euro. È per questa ragione che l’annuncio delle nuove politiche protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump ha sollevato preoccupazioni nel sistema industriale italiano ed europeo.

I numeri dell’export

L’export, che rappresenta il 48% della produzione nazionale, ha raggiunto i 7,9 miliardi di euro, quadruplicando rispetto a venti anni fa. Con un incremento del 12% rispetto al 2023, il settore cosmetico è stato il comparto con la maggiore crescita delle esportazioni nel 2024, subito dopo la gioielleria.

Alla luce di questi risultati, ci aspettiamo un forte impegno da parte delle istituzioni per tutelare la competitività di un comparto che non solo è fondamentale per l’economia italiana, ma che continua a rappresentare uno dei principali simboli del Made in Italy nel mondo.

Se nel 2014 l’export cosmetico dell’industria italiana verso il mondo valeva 3.331 milioni di euro, e quello verso gli Stati Uniti 249 milioni (il 7,5% dell’export totale), nel 2024 le esportazioni cosmetiche italiane verso gli Usa valevano 1.147 milioni su 7.922 milioni di valore dell’export totale: il 14,5%.

Primi 5 partner all’esportazione (valori in milioni di euro):

Paese export 2024 Var. % 24/23
Stati Uniti          1.147 19,3%
Francia             797 13,0%
Germania             757 8,2%
Spagna             534 24,6%
Regno Unito             399 7,4%

 

 

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