Uno studio prende in esame una piccola fiala di clorite, scoperta nell’Iran sud-orientale e contenente un preparato cosmetico rosso intenso, e ne valuta la compatibilità coi prodotti labbra odierni

I cosmetici del tardo Calcolitico e dell’inizio dell’età del Bronzo (circa 3500-1800 a.C.) sono stati oggetto di un numero crescente di studi analitici.

Le preparazioni cosmetiche ad oggi identificate analiticamente nel Vicino Oriente antico e in Egitto sono per lo più composti bianchi o chiari (fondotinta o ombretti), in gran parte a base di piombo lavorato a umido o eyeliner kohl nero.

I pigmenti rosso intenso utilizzati per colorare le labbra sono ancora assenti dagli inventari esistenti.

Quando gli esseri umani hanno iniziato a tingere le labbra di rosso? Quali pigmenti sono stati usati per tale scopo? Le persone erano consapevoli dei potenziali pericoli derivanti dall’ingestione diretta di piombo dalle labbra?

La civiltà Jiroft o Halil Rud dell’antico Iran sembra fornire una prima serie di possibili risposte.

Lo studio

Il presente lavoro, pubblicato su Scientific Reports, prende in esame una piccola fiala di clorite scoperta tra numerosi manufatti saccheggiati e recuperati nella regione di Jiroft, nella provincia di Kerman, nell’Iran sud-orientale. Tale fiala conteneva un preparato cosmetico rosso intenso.

Attraverso la ricerca analitica, che coinvolge analisi XRD (diffrazione di raggi X), SEM-EDS (microscopia elettronica a scansione-spettroscopia a dispersione di energia) e HPLC-MS (cromatografia liquida ad alte prestazioni-spettrometria di massa), i componenti minerali della sostanza rossastra sono stati identificati come ematite scurita con manganite e braunite e tracce di galena e anglesite mescolate con cere vegetali e altre sostanze organiche. La miscela vanta una somiglianza sorprendente con le formulazioni di rossetti contemporanei.

Lo studio riporta, inoltre, la prima datazione al radiocarbonio mai ottenuta da un cosmetico dell’età del Bronzo nel Vicino Oriente antico: i risultati collocano il pigmento all’inizio del II millennio a.C.

Tale data risulta compatibile con diverse menzioni della civiltà orientale-iranica di Marḫaši in testi cuneiformi coevi della Mesopotamia, così come con il suo quadro archeologico attualmente emergente.

Le conclusioni

Il preparato rosso intenso indagato è compatibile con una tinta per le labbra, probabilmente la più antica ad oggi riportata. Arricchisce, inoltre, il panorama delle pratiche cosmetiche nei contesti calcolitico-età del bronzo in esame.

Le tecnologie cosmetiche specializzate sono considerate, infatti, un tratto identitario distintivo dell’élite dell’Eurasia meridionale dell’Età del Bronzo, strettamente correlato all’evoluzione delle strutture sociali e alle funzioni performative emergenti.

Attualmente, data la distruzione generalizzata dei cimiteri dell’età del bronzo della regione, è impossibile collegare in modo definitivo il preparato scoperto ai resti umani. Nel caso in cui questa ed altre sostanze cosmetiche, in certi periodi e contesti, risultassero consistentemente associate a sepolture femminili, si potrebbe ipotizzare che questa tecnologia via via potenziata fosse anche funzione dell’incremento delle pressioni sociali a cui le donne erano esposte.

Le prove disponibili potrebbero, inoltre, suggerire che le immagini pubbliche del fascino femminile costituissero una fonte sia di attrazione individuale che di autorità pubblica nei contesti formali delle prime società dell’antico Iran.

Eskandari N., De Carlo E., Zorzi F. et al.; A Bronze Age lip-paint from southeastern Iran; Sci Rep 14, 2670 (2024). https://doi.org/10.1038/s41598-024-52490-w