Immaginando di chiudere gli occhi mentre si applica un cosmetico sulla pelle, che cosa rende questa esperienza speciale e sostiene nel tempo la fidelizzazione al prodotto o all’azienda che lo produce? Senza alcun dubbio sono le gradevoli sensazioni che accompagnano e definiscono quel rituale, come la setosità che accarezza la superficie all’applicazione, l’impalpabile evanescenza di un’emulsione o il suo profumo che evoca ricordi ed emozioni.
Al di là delle aspettative di efficacia, nella cosmesi il fascino di un prodotto si nasconde intorno ai parametri/giudizi soggettivi dei consumatori, che non sono dettagli: consistenza, scorrevolezza, colore e fragranza si intrecciano in una danza sensoriale che trasforma un semplice gesto in un rituale di bellezza.
Quando un prodotto conquista il mercato, non è solo per ciò che promette, ma per l’esperienza unica che regala ad ogni applicazione. È quel momento di puro piacere che genera fiducia e fedeltà, trasformando un cosmetico in un fedele alleato della routine quotidiana. Texture e la gradevolezza sono, infatti, molto più di semplici caratteristiche tecniche: sono la chiave del successo di un prodotto, il ponte tra efficacia scientifica e gratificazione emotiva.
Dietro questa fascinazione si cela una scienza e, nel contempo, un’arte sofisticata: la formulazione cosmetica. Un processo dove tecnica e sensorialità si fondono e durante il quale i ricercatori aziendali operano in sinergia per creare quella perfetta combinazione di ingredienti che non solo vuole funzionare ma deve sedurre i sensi.
Una questione tecnico-scientifica
La texture dei prodotti cosmetici rappresenta un elemento fondamentale per l’esperienza sensoriale e influenza significativamente la percezione dell’efficacia e del comfort durante l’utilizzo.
Dal punto di vista scientifico, la texture è il risultato della combinazione di vari fattori fisico-chimici che determinano a loro volta la fluidità, la cremosità, la levigatezza e la facilità di applicazione di un cosmetico. Al fine di garantire un’esperienza sensoriale piacevole e funzionale, la formulazione ottimale di un prodotto richiede, quindi, un bilanciato equilibrio tra la compatibilità con la pelle e le sue caratteristiche reologiche. Tra queste, la viscosità (che determina la resistenza di un fluido allo scorrimento e quanto facilmente il prodotto può essere prelevato e applicato), la plasticità (che influenza la capacità del prodotto di mantenere o modificare la sua forma) e la tissotropia (ovvero la capacità di diventare più fluido quando sottoposto a sollecitazione meccanica).
La texture, dunque, non è semplicemente un fattore estetico: influenza, invece, sostanzialmente anche l’efficacia finale del prodotto. Basti ricordare che una formula ben studiata può migliorare significativamente l’assorbimento percutaneo degli ingredienti e, ad esempio, ottimizzare l’idratazione.
La dimensione delle particelle, la loro distribuzione e la natura dei legami molecolari all’interno della formula determinano come il prodotto interagisce con la cute (e suoi annessi) e quanto/quando rilascia i suoi componenti.
In realtà, nel linguaggio cosmetico, la texture può essere descritta con una vasta gamma di termini che riflettono anche le sue caratteristiche sensoriali: cremosa, setosa, leggera, ricca, fluida, compatta, vellutata o fresca. Queste descrizioni, apparentemente soggettive, sono in realtà correlate a precise proprietà fisico-chimiche della formula: una texture “setosa” spesso indica la presenza di specifici emollienti o siliconi e derivati che creano una particolare sensazione tattile, mentre una texture “fresca” può essere il risultato di una formulazione che favorisce l’evaporazione controllata di determinati componenti.
La scelta della texture deve anche tener conto delle diverse esigenze cutanee. Ad esempio, un’emulsione O/A ben bilanciata si stende facilmente sulla pelle, mentre una crema troppo densa può risultare inadatta alle pelli grasse, creando una sgradevole sensazione di pesantezza.
Al contrario, una texture troppo leggera potrebbe non fornire sufficiente idratazione alle pelli xerotiche e desquamanti che necessitano di formule più ricche, nutrienti, protettive. La consistenza del prodotto diventa, così, non solo un elemento chiave nell’esperienza del consumatore, ma anche un terreno di continua innovazione scientifica, dove la ricerca di nuove tecnologie formulative si intreccia con l’obiettivo di creare esperienze sensoriali sempre più gratificanti e personalizzate.
L’importanza della “spalmabilità”
La “spalmabilità” di un prodotto, ovvero la facilità con cui si distribuisce sulla pelle, è strettamente connessa alla texture. Una buona spalmabilità non solo favorisce un’applicazione uniforme, ma riduce anche la quantità di prodotto necessaria per ottenere risultati ottimali, evitando anche inutili sprechi.
La capacità di un cosmetico di “fondersi” con la pelle, senza lasciare residui appiccicosi, è spesso un fattore determinante per la soddisfazione del consumatore. Inoltre, la sensazione post-applicazione gioca un ruolo decisivo: le creme che lasciano la pelle morbida e libera da residui sono preferite rispetto a quelle che generano pesantezza o untuosità. Questi aspetti dipendono dalla scelta accurata degli ingredienti della fase lipidica (come gli oli), degli emulsionanti e degli agenti gelificanti, che determinano la struttura finale del cosmetico e ne influenzano l’esperienza sensoriale
L’interfaccia tra scienza ed emozione
La gradevolezza di un cosmetico (o sensory acceptability) si riferisce alla soddisfazione percepita durante e dopo l’applicazione di un prodotto. È il risultato di una precisa e sofisticata combinazione di fattori fisici, chimici e psicologici che, nel loro insieme, creano un’esperienza positiva. La gradevolezza è un concetto multisensoriale, strettamente legato a parametri quali texture, sensazione percepita sulla pelle, profumo e colore che interagiscono sinergicamente per favorire una esperienza complessiva di benessere all’uso di un cosmetico. Questa sinergia sensoriale influenza non solo il piacere immediato all’utilizzo, ma anche la “percezione dell’efficacia del prodotto” e la conseguente fidelizzazione del consumatore nel lungo termine (…).